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COME UN « EVENTO ALEATORIO » SI TRASFORMA IN CATASTROFE, O LA STORIA DELL’INCAPACITÀ DEGLI STATI LIBERISTI A FARE FRONTE.
Il proposito non è quello di sottostimare la gravità del coronavirus, ma di mostrare come le politiche liberiste condotte nella maggior parte des paesi, ci portano ad una situazione in cui si contano i morti a decine di migliaia ed in cui un terzo della popolazione è confinata, per mancanza di attrezzature.
All’inizio, un virus che si propaga rapidamente e che provoca una malattia, il Covid-19. Questa malattia rende necessarie cure particolari in caso di complicazione che porta il paziente più colpito in rianimazione per un’assistenza respiratoria lunga. Tutta la battaglia che conducono oggi i nostri paesi è come fare fronte a questo afflusso di ammalati mentre le strutture ospedaliere sono esangui. I media, in continuazione, ci racontano la catastrofe che s’abbatte sul mondo. Questa catastrofe esiste solo perché da anni, i governi hanno distrutto metodicamente i nostri pubblici servizi. « L’ospedale pubblico » è sempre finanziato con i fondi pubblici ma è gestito come un’impresa privata con l’obiettivo della riduzione dei costi. Questo avvenendo essenzialmente con una gestione « just in time » ha permesso la soppressione di migliaia di letti, la chiusura di ospedali definiti periferici e la riduzione di assunzioni di personale di sanità (rendendo in particolare le carriere sempre meno attrattive).
Ogni anno, l’ospedale « barcolla » quando si produce un avvenimento aleatorio che genera un flusso di pazienti più importante in un dato periodo. L’abbiamo visto, per esempio, al momento della canicola in cui delle palestre sono state transformate in obitori. Il discorso allora, è di farci dimenticare l’incapacità dello stato ad adattarsi per mancanza di mezzi ma di farci compatire una catastrofe. La spiegazione fornita non incrimina lo Stato, eppur garante dell’interesse generale, ma i comportementi individuali che non sarebbero stati « all’altezza » della situazione. Al momento della canicola si trattava di figli egoisti che non si preoccupavano dei loro vecchi. Nel caso del coronavirus è l’indisciplina dei « galli refrattari » alle regole. « Quando il saggio indica la luna, l’idiota guarda il dito »… I « saggi » sarebbero i sostenitori dell’ideologia dominante liberista ma, noi non siamo gli idioti che guardano il dito. Il virus non è il solo colpevole, né lo sono i cittadini indisciplinati, ma i governi successivi che da 30 anni ci dirigono con la sola bussola della libertà economica. Il peggio resta da venire, il disprezzo del pianeta di quella gente accelererà la sopravvenienza di questi « eventi aleatori » che diverranno catastrofi.
Il coronavirus è un virus animale trasmesso all’uomo, un aggregato di virus che si chiamano le « zoonosi ». La deforestazione, l’espansione delle superfici agricole, il commercio di animali selvatici, il consumo di animali selvatici e talvolta il consumo di carcasse infettate che trasmettono il virus all’uomo. Questo è reso possibile dallo scombussolamento dell’ecosistema, per via dell’attività umana. Si tratta quindi proprio di un virus écologico sottoposto all’impatto della mondializzazione al quale si aggiungono le conseguenze del riscaldamento climatico.
Questo virus ci rinvia direttamente alla questione di quale organizzazione di società per il nostro avvenire ? E naturalmente del rapporto di forze ideologiche e di legami geopolitici. È in questo senso che è necessario analizzare una situazione politica. Non si tratta soprattutto di prodigarsi dall’oggi all’indomani per aumentare il numero di dottori, ma di analizzare questa situazione da un punto di vista politico. È il ruolo di ogni cittadino e quello dell’interesse pubblico.
Avrete notato che il governo appella alla solidarità ma rifiuta di accettare la proposta della France insoumise di ristabilire temporaneamente (il tempo della « guerra sanitaria ») l’ISF, l’imposta di solidarietà sulla fortuna. Nello stesso tempo, non esita a rosicchiare le ferie pagate della grande maggioranza delle e dei francesi. Ci dice che tutti i mezzi saranno mobilizzati « quale che ne sia il costo », ma rifiuta a tutt’oggi di fare appello alle requisizioni delle cliniche private e degli anestesisti-rianimatori liberi professionisti. Sono d’altr’onde questi ultimi che lo chiedono in un comunicato datato del 21 marzo e intitolato « requisiteci ».
Perciò, è propio un dibattito politico che è in corso e sono due visioni di società che si affrontano. Da una parte, il liberismo ad oltranza che cerca di salvare il salvabile sott’acqua, e dell’altra, un inizio di costruzione umanista che risponde all’interesse comune.
Dietro le parole rassicuranti dei sostenitori della politica neoliberista, è un vero e proprio diktat sulle libertà individuali e su ineguaglianze ancora più flagranti che ci aspetta all’uscita di questa crisi se nessuna espressione vi si oppone. Inutile andare a cercare oltre, riprendete il libro Naomi Klein sulla strategia dello choc in cui espone la divisione di una società neoliberista in due parti dopo un disastro. Per rinfrescare la memoria, vi si tratteggiano un certo numero di esempi sotto forme diverse :
– Le dittature di Pinochet in Cile, di Soeharto in Indonesia e quella della Bolivia in cui le riforme sono state applicate con la forza dopo dei colpi di Stato e l’éliminazione di qualsiasi forma di contestazione per mettere in essere questo liberismo ad oltranza ;
– I paesi dell’Est dopo la caduta del muro di Berlino in cui « le liberilizzazioni » sono state susseguenti alla caduta di Polonia e Russia all’inizio degli anni 1990 ;
– Il governo di Margaret Thatcher nel Regno Unito ed il risultato disastroso che vediamo oggi nei servizi pubblici britannici ;
– Le politiche che sono state praticate negli Stati Uniti dal 1990, e più particolarmente durante l’amministrazione Bush con la privatizzazione progressiva della sicurezza negli Stati Uniti dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, la guerra in Irak o l’uragano Katrina. Lasciando ogni volta una parte della sua popolazione nella povertà estrema ;
– Stessa onda d’urto nello Sri Lanka dopo lo tsunami del 2004 in cui le industrie alberghiere mondiali si sono spartiti territori fino ad allora preservati ;
– Idem dopo la crisi asiatica del 1997.
Ogni volta, come a Bagdad, si vede emergere la separazione in due della popolazione con una sorta di zona verde, ricca e protetta contro i pericoli, ed una o più zone rosse, pericolose e miserabili.
In Francia, « i Chicago boys » avanzano le loro pedine. Lo Stato di urgenza sanitaria si abbina con la minaccia alle nostre libertà. Il coronavirus si verifica in un contesto di forti movimenti sociali e di rivendicazioni popolari. In numerosi paesi, è in strada che il popolo cerca di farsi sentire e di gridare le proprie sofferenze. Il salasso dell’ospedale pubblico, i tagli di bilancio nella pubblica istruzione, l’assenza di aumenti di salario dappertutto a fronte dell’incremento dei redditi delle principali imprese quotate in borsa, a fronte del CICE (Credito di Imposta per la Competitività e l’Occupazione) e dei licenziamenti malgrado tutto concomitanti, il non rispetto del dipendente in contratto di merchandising, ecc. Altrettanti gridi di rabbia non ascoltati, ma soprattutto repressi con le violenze poliziesche da più di un anno, a colpi di manganello, di gas lacrimogeni, di lanciatori di pallottole difensive, di custodie cautelari. Tanti feriti e persone che hanno perso l’uso di un occhio.
La calamitosa gestione della crisi sanitaria ha di che impensierirci. Non è stato fatto niente all’inizio, poi il confinamento è sopravvenuto permettendo la legge di urgenza sanitaria. La governanza si fa per ordinanza. Queste ordinanze stanno smantellando il Codice del lavoro. Questo attacco del Codice del lavoro è il più violento da 75 anni ! Settimana di 60 ore, senza straordinari, senza ferie pagate salvo se il padrone ne concede la grazia, senza aumento di salario ed anche con diminuzioni di salario, lo impone il salvataggio dell’economia anche se l’ISF, l’imposta di solidarietà sulla fortuna, non è ristabilita per partecipare allo sforzo di crisi !
Nella situazione di paura di fronte al virus che infierisce ed al confinamento, nessuno può veramente reagire. L’autoritarismo dei governanti si propaga al ritmo sfrenato del virus. E la speranza per l’oligarchia di avere a disposizione una manodopera assoggettabile secondo i propri auspici prende forma. Per Jean-Luc Mélenchon, lo stato d’urgenza è già un colpo alla democrazia. Questi provvedimenti sedicenti provvisori rischiano poi di passare nel diritto comune proprio come lo stato d’urgenza terrorista, pretestuosamente eccezionale. Dobbiamo urgentemente pianificare, requisire ed anche nazionalizzare quello che deve esserlo. È adesso che occorre coordinare tutti i mezzi e ritrovare la nostra sovranità ed indipendenza di produzione. Un polo del farmaco deve essere posto in essere, abbiamo perso ogni indipendenza in questo ambito.
La fraternità, il mutuo soccorso, la gratuità, il servizio pubblico, lo Stato devono essere rimessi in auge in opposizione all’egoismo sociale, al profitto, alla cupidità, per la concorrenza libera e non falsata. Il nostro programma l’Avenir en commun ne contiene tutte le proposte.
Les lotte ecologiche e sociali devono essere collegate. La rottura con il produttivismo capitalista è primordiale per stabilire una pianificazione ecologica ed industriale, perché il capitalismo verde non esiste. La condivisione delle ricchezze è essenziale per la felicità ed il benessere di ognuno. L’interesse generale deve essere la nostra preoccupazione di base. Per questo, proponiamo di rilocalizzare le produzioni, di favorire l’agricoltura contadina per una sovranità alimentare. Fermiamo il grande trasloco del mondo attraverso accordi liberoscambisti ecocidi che uccidono anche gli uomini. Proponiamo di ridare valore al lavoro e rispetto alla forza produttiva. No, l’austerità non è un modo di vita salvatore, è al contrario un modo di vita distruttore ed assassino.
In conclusione, possiamo dire che il confinamento non è la panacea. L’urgenza oggi per limitare il numero di morti è di pianificare l’uscita dal confinamento e di convertire la nostra industria per la fabbricazione di milioni di tests, di milioni di maschere, e di migliaia di respiratori. Il diritto democratico di opposizione e di proposta deve essere preservato, è una priorità assoluta contro la deriva autoritaria largamente avviata. E come ha detto Jean-Luc Mélenchon la settimana scorsa, in una conversazione telefonica con Daniel Mermet per « Là-bas, si j’y suis (Laggiù, se ci sono) » :« Davanti all’incuria dei governi neoliberisti e alla loro intrinseca stupidità, la gente auspicherà la loro partenza. Quello che è davanti a noi è tanto incredibilmente senza precedenti quanto tutto quello che possiamo immaginare ».
Nessun ritorno indietro, e costruiamo il mondo ecosocialista di domani, fin da oggi.
Claudio Calfuquir, Sandrine Coquerie, Hélène le Cacheux
Traduzione : Julien Floquet
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